Lavorazione della gomma in Italia

Lavorazione della gomma in Italia

Ottobre 26, 2021 Off Di Redazione

La crisi causata dal Covid pare essersi decisamente allentata nel nostro paese. O perlomeno, questo è ciò emerge dai dati Istat pubblicati a settembre 2021, che confermano come la produzione industriale italiana sia in costante crescita, con dati superiori alle aspettative in ogni comparto e, in alcuni settori, risultati migliori dell’epoca pre-covid.

Dati sorprendenti, per certi versi, che testimoniano l’innata capacità italiana di potersi risollevare dalle situazioni difficili e complesse: siamo stati, ahinoi, il primo paese occidentale a dover combattere contro il maledetto virus e siamo, almeno sin qui, i più brillanti in termini di recupero della competitività e produttività in tempi celeri. Incrociando le dita e sperando che questi dati non siano solo estemporanei, ma il primo passo verso un miglioramento dell’economia reale italiana.

Il settore della lavorazione della gomma contribuisce alla crescita sostenuta del PIL

Risultati che riflettono, pienamente, quanto aveva previsto dallo stesso ISTAT, che si può quantificare, grosso modo, in un +7% rispetto allo scorso, nefasto, anno: in pochi, tornando con la mente all’estate del 2020, avrebbero immaginato una ripresa così vigorosa dell’economia italiana.

A trainare l’economia sono stati, in buona sostanza, tutti i comparti dell’industria di base, quella, per intenderci, che riguarda la produzione di beni strumentali, di beni primari e dei beni di consumo. Tra i settori che hanno contribuito, in modo decisivo, a dare nuovo lustro al PIL nazionale, c’è indubbiamente quello della lavorazione della gomma.

D’altronde, questo comparto può contare sulla bellezza di quasi 14000 imprese, che spaziano dalla proposizione di articoli tecnici in gomma e poliuretano alla rigenerazione e ricostruzione di pneumatici ed altri ancora, che presenta quasi 180000 dipendenti sparsi lungo lo Stivale. Un settore strategico, se si pensa che, volente o nolente, il trasporto delle merci è ancora prevalentemente su gomma.

Ed anche in questo caso, i numeri sono alquanto esemplificativi. Basti pensare che ogni anno, all’interno dell’intera Unione Europea, vengono trasportate oltre 3600 ktm (tonnellate per chilometro). Ed il trend, perlomeno in base ai dati pre-covid, è sempre stato in crescita, seppur in misura inferiore rispetto al primo decennio del nuovo millennio, epoca in cui il traffico su gomma faceva registrare, mediamente, incrementi annui tra il 4-5%.

Il commercio su gomma cresce negli ultimi anni

Un dato interessante, in tal senso, riguarda il nostro paese: se il trasporto di merci su strada era pari al 65% negli anni ‘90, nel 2018 incideva ben oltre il 75% (oleodotti esclusi). Oltre l’85% del trasporto su strada nell’Unione Europea, oltretutto, è stato eseguito da veicoli con un peso massimo a pieno carico superiore a 30 tonnellate.

Secondo alcune studi, ad ampliare il commercio su gomma è stato il boom dell’e-commerce, che ha radicalmente mutato le abitudini dei consumatori negli ultimi dieci anni, rivelandosi, oltretutto, di fondamentale importanza durante i duri mesi del lockdown, epoca in cui, di fatto, rappresentava l’unico canale al quale attingere per l’acquisto di beni o servizi ritenuti di non primaria necessità (anche se in alcuni casi, perlomeno per determinati soggetti, lo erano).

Il trasporto su gomma, oltretutto, risulta di vitale importanza per il nostro paese, che è decisamente votato all’export.  Se è pur vero che l’esportazione di merci cresce in misura sempre maggiore verso paesi asiatici, Cina – ovviamente – in primis, è altrettanto innegabile come le due nazioni verso le quali esportiamo maggiormente restino Germania (12,5% del totale dell’export) e Francia (10% circa).

Questi numeri fanno ben comprendere come il settore della lavorazione della gomma resti centrale per il nostro paese. E il balzo fatto registrare dall’intero settore rispetto allo scorso anno, non può che essere interpretato come di buon auspicio per la ripresa economica del nostro paese, che dovrà dimostrare, nel medio-lungo periodo, di poter competere sui mercati internazionali e confermare le brillanti performance di questo primo periodo successivo all’avvento del covid.