Cosa succede se non pago un prestito in banca? Tutte le possibilità

Cosa succede se non pago un prestito in banca? Tutte le possibilità

Novembre 2, 2021 Off Di Redazione

Sono diversi i motivi per cui si può richiedere un prestito bancario, e sono altrettanti i motivi per cui il prestito non viene pagato. Se ti stai chiedendo cosa succede in caso di mancato pagamento, quante possibilità ci sono di subire pignoramenti o di far cadere il prestito in prescrizione, nell’articolo di seguito troverai tutte le risposte per fare chiarezza al riguardo.

Aspetti legali di un prestito/finanziamento

Partiamo dall’inizio, ovvero analizzando le caratteristiche di un prestito bancario e gli aspetti legali che vincolano le due parti.

Un prestito bancario è una scrittura privata tra la banca e il beneficiario, in cui la prima è tenuta a fornire il denaro richiesto dal secondo, che è invece tenuto a restituirlo entro la scadenza stabilita con gli interessi concordati nel contratto.

Mancato pagamento o ritardo: i rischi del beneficiario

Un debitore che viene meno al suo obbligo contrattuale è soggetto ad alcuni rischi, che in particolare scaturiscono da operazioni su vari livelli che gli istituti di credito mettono in atto per tutelarsi da questo tipo di situazioni, che vediamo nel dettaglio.

SIC e CAI: le banche dati dei pagatori

Al momento della richiesta del prestito, la banca inoltra i dati del richiedente in due banche dati: il SIC e il CAI, che vediamo nel dettaglio.

SIC (Sistemi di Informazioni Creditizie): questo è un database in cui le banche inseriscono i dati dei beneficiari a cui hanno concesso un prestito, al fine di poter essere verificati in futuro da altri istituti finanziari prima di procedere col contratto. Oltre alle caratteristiche dei debitori, in questo archivio sono registrate anche le caratteristiche del finanziamento come ammontare, durata, puntualità di pagamento e/o eventuali irregolarità.

CAI (Centrale Allarme Interbancaria): Questo database, anche detto Centrale Rischi, è gestito direttamente dalla Banca d’Italia. Qui sono registrati solo i cattivi pagatori, ovvero i debitori ritenuti inaffidabili dagli enti di credito in quanto non hanno rispettato le scadenze, anche dopo le sollecitazioni del caso.

Subire la registrazione in questa banca dati, dunque, è un primo rischio in caso di mancato pagamento, in quanto compromette la reputazione del pagatore e renderà molto più complicato ottenere finanziamenti in futuro.

Le sollecitazioni

Nella maggior parte dei casi, laddove si verifica l’assenza o il ritardo nel pagamento di una rata, il creditore procederà a sollecitare il beneficiario tramite lettera raccomandata, prima di affidarsi a una società privata di recupero crediti: un tipo di società con cui nessun debitore vorrebbe avere mai a che fare.

Se le sollecitazioni della banca e del recupero crediti non dovessero vedere risultati, la legge impone alle banche di rivolgersi al tribunale richiedendo un decreto ingiuntivo. Questo decreto, con validità immediata, consente al giudice di richiedere il saldo della rata al beneficiario.

Entro 10 giorni di tempo dalla notifica del decreto, la banca dovrà comunicare un atto di precetto, intimando il pagamento dell’importo al debitore. Quest’ultimo può proporre opposizione entro 40 giorni di tempo dalla notifica, scaduti i quali il decreto diventa definitivo e per il debitore si annulla ogni possibilità di impugnare la causa.

Il debitore – a questo punto divenuto moroso – è tenuto a pagare il debito al lordo non solo degli interessi inizialmente accordati, ma anche di quelli maturati durante il tempo di ritardo nel pagamento, i cosiddetti interessi di mora.

Il pignoramento dei beni

Se a seguto del il debitore non dovesse adempiere a quanto richiesto, allora il creditore potrà avvalersi di un ufficiale giudiziaro per procedere al pignoramento, il cui oggeto può essere il conto corrente del debitore o altri beni, ad esempio:

 

  • Un’immobile di valore e di proprietà del debitore, prima casa inclusa;

 

  • macchina o altri veicoli;

 

  • crediti del debitore nei confronti di terzi;

 

  • canoni d’affitto;

 

  • Stipendi o pensioni (solo se non si tratta della pensione minima vitale e solo 1/5 dell’importo mensile);

 

  • Altri beni mobili o immobili di valore.

È da menzionare il fatto che il mancato pagamento di un debito non corrisponde a reato, ma solo a un illecito civile per il quale non si può essere denunciati. Il pignoramento è quindi l’azione più drastica di cui una banca può avvalersi.

Debito ereditario

È importante sapere che, così come i crediti, anche i debiti non soluti possono passare di mano ai membri ereditieri della propria famiglia (generalmente il 50% al marito o alla moglie del debitore e 50% al figlio o alla figlia), per questo le società private di credito possono rivolgersi ai riceventi di tale eredità per la soluzione del prestito.

In questo caso, però, è bene specificare che gli intestatari possono rinunciare all’eredità, rivolgendosi al notaio o al cancelliere di tribunale entro 10 anni dall’apertura della successione, ma con alcune condizioni:

 

  • Non si può rinunciare solo a una parte di eredità, come ad esempio un debito;
  • Non si può rinunciare all’eredità prima della morte del parente;
  • Non si può revocare la rinuncia in un secondo momento;
  • Se, al momento del decesso del parente, l’ereditiero era in possesso del bene ereditato, questi avrà 4 mesi per fare un inventario dell’asse ereditario (beni, crediti e debiti) e appena 40 giorni per comunicare la sua accettazione o rinuncia.

Debitore nullatenente

La prescrizione di un prestito bancario può avvenire per diverse cause, ed è opportuno spendere un paragrafo a parte per la casistica del debitore nullatenente. Una banca non può pignorare nulla a un soggetto privo di proprietà, e in questo caso si parla di debitore insolvibile.

Laddove non ci sia la possibilità di pignoramento, quindi, la banca non può fare nulla per recuperare il proprio credito, a meno che non ci siano gli estremi per il cosiddetto reato di insolvenza fraudolenta.

Il reato di insolvenza fraudolenta si verifica laddove il moroso dichiara il falso affermando la sua nullatenenza. Oppure nascondendo, al momento della stipulazione del contratto, la sua incapacità di saldare il debito, ad esempio l’imminente perdita del posto di lavoro.