L’importanza delle mascherine e dei DPI per la prevenzione del contagio da Covid-19

L’importanza delle mascherine e dei DPI per la prevenzione del contagio da Covid-19

Gennaio 8, 2021 Off Di Redazione

Più di un anno è passato da quando il mondo ha iniziato a sentire parlare di SARS-CoV-2. Oggi, a inizio 2021, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale è obbligatorio nella maggior parte dei Paesi del mondo e siti come Maskhaze, e-commerce italiano di mascherine e gel hanno visto una vera e propria impennata delle visite e del fatturato. Nonostante di mascherine si parli oggettivamente tantissimo, sono ancora tante le persone che si fanno domande in merito alla loro effettiva utilità. Scopriamo, nelle prossime righe, perché è importante utilizzarle.

Mascherine: le informazioni all’inizio dell’emergenza

Tra i motivi per cui l’emergenza Coronavirus ha rappresentato e continua ancora oggi a rappresentare una tragedia rientra il fatto che, all’inizio, la comunità scientifica non sapeva nulla in merito alle caratteristiche del virus. Lo stesso si poteva dire per le ‘armi’ utili a combatterlo. Alla luce di ciò, nei primi mesi del 2020, i medici di tutto il mondo hanno cominciato, per quel che concerne l’utilizzo delle mascherine, a basarsi su informazioni provenienti da studi osservazionali. Con il susseguirsi dei mesi, la comunità scientifica internazionale ha cominciato a vedere testimonianze concrete dell’utilità delle mascherine ai fini della prevenzione del contagio.

Tra queste è possibile citare le manifestazioni del movimento Black Lives Matter che, a seguito dell’assassinio di George Floyd, hanno letteralmente sconvolto l’ordine sociale negli USA. Nonostante questo, dal momento che la maggior parte dei partecipanti indossava la mascherina, non sono diventati dei focolai. Tutto questo è avvenuto in settimane in cui in Italia, sulla spinta di campagne social partite da operatori sanitari e diventate successivamente virali, si cominciava a guardare alle mascherine non come oggetti estranei, ma come simboli di coscienza, civiltà e voglia di dare il proprio contributo concreto alla lotta contro l’emergenza.

Gli studi scientifici

Nel corso di quest’ultimo anno, la scienza ha fatto passi da gigante. Per capirlo basta chiamare in causa l’arrivo dei vaccini, considerati dei veri e propri miracoli della ricerca. Numerosi lavori scientifici hanno riguardato anche l’utilità delle mascherine. Tra questi studi, è possibile citarne uno pubblicato nell’estate del 2020 sulle pagine del The American Journal of Tropical Medicine and Hygiene. Il lavoro in questione, portato avanti da esperti della Virginia Commonwealth University e dell’Università di Toronto, ha esaminato l’associazione tra la mortalità da Coronavirus e aspetti come l’utilizzo di mascherine, le politiche di tracciamento dei contagi, le misure di restrizione. Gli studiosi hanno preso in considerazione anche aspetti relativi alla salute del singolo individuo, come per esempio l’età, il sesso e l’obesità.

Al follow up, è stato possibile notare che, nei Paesi in cui le normative vigenti e le convenzioni culturali mettevano in primo piano l’utilizzo delle mascherine, il tasso di mortalità pro capite da Coronavirus era aumentato, da maggio ad agosto 2020, del 15,8% a settimana contro il 62,1 dei Paesi in cui, invece, non era diffuso l’utilizzo delle mascherine protettive. Quello appena citato è solo uno dei tanti studi a cui si può fare riferimento quando si parla di dell’importanza dell’utilizzo delle mascherine.

Tra gli altri degni di citazione è possibile chiamare in causa un lavoro pubblicato sulla rivista Science. Frutto di una sinergia professionale tra esperti dell’Università di San Diego e studiosi dell’Università di Taiwan, ha preso in considerazione diverse alternative utili ai fini della riduzione del contagio da SARS-CoV-2. Per quanto riguarda l’utilizzo delle mascherine, hanno dimostrato la possibilità, grazie a quello che è stato scientificamente definito come ‘mascheramento universale’, di ridurre al minimo l’esposizione alle particelle di aerosol. Nell’ambito di questo studio, gli esperti si sono concentrati in particolare sulla trasmissione dell’infezione da parte degli asintomatici.

Per capire l’impatto dell’esposizione all’aerosol, basta ricordare la testimonianza di uno studio congiunto che ha visto lavorare assieme esperti del National Institutes of Health di Bethesda e della Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania. Gli studiosi in questione, tramite la luce laser, hanno effettuato un esperimento con lo scopo di far vedere in che modo il parlato genera goccioline potenzialmente infette.

Entrando nel vivo di questi dati, facciamo presente che, pronunciando una semplice frase, vengono espulse centinaia e centinaia di goccioline dai 20 ai 500 micrometri. Sempre nell’ambito del sopra citato studio, è stato possibile scoprire che, con la bocca coperta da un panno bagnato, le goccioline venivano bloccate. Un ulteriore studio degno di citazione, lavoro pubblicato su Nature Medicine e condotto da professionisti attivi presso realtà come l’Università di Hong Kong, non riguarda il SARS-CoV-2, ma il virus dell’influenza e del raffreddore. In sede di follow up, è stata sottolineata la riduzione significativa del rilevamento dell’RNA virale negli individui che avevano indossato mascherine chirurgiche.